Le Viti

Vitigni autoctoni, antichi e rari di Breganze*

 

Vespaiola

Sono purtroppo pochissime le notizie storiche di questo vitigno. Il suo nome sembra derivare dalla dolcezza delle sue uve, che ne fanno un ghiotto cibo per le vespe.
La foglia è di dimensioni medie o piccole, rotondeggiante, trilobata con seni laterali abbastanza pronunciati. IL seno peziolare è aperto a U il lembo è piano o leggermente ondulato, spesso, poco bolloso; la pagina superiore è di colore verde medio o chiaro, quella inferiore è verde chiaro, aracnoidea; il picciolo di media lunghezza è di colore rosato.
Il grappolo è piccolo cilindrico, allungato, spesso con un’ala evidente da mediamente compatto a compatto; il peduncolo è erbaceo e di colore verde. L’acino è di medie dimensioni, arrotondato; la buccia è abbastanza spessa, molto pruinosa, di colore verde che diventa dorato a maturità. Polpa succosa di sapore neutro, dolce.
E’ un vitigno a germogliamento e maturazione abbastanza precoce: normalmente viene raccolta verso metà fine settembre.
La Vespaiola ha buona vigoria e produttività. La produzione per ceppo varia a seconda della fertilità del terreno e nella collina si aggira attorno ai 4 Kg per pianta. Buona la fertilità delle gemme ma con una bassa fertilità delle gemme basali per cui preferisce le forme a potatura lunga.
Le bacche hanno un buon contenuto zuccherini ed acidi frutto di un vitigno rustico, abbastanza sensibile alla malattie tranne che alla botrite specialmente negli ambienti umidi e fertili della pianura dove il grappolo risulta più compatto.
Analiticamente il vino si presenta con una buona gradazione alcolica ed una acidità ancora sostenuta; elevato contenuto in acido malico e sostenuto per un vino bianco l’estratto secco. Dalla degustazione emerge una elevata struttura dovuta alla componente dell’acidità.

Groppello

Con il nome di Groppello si riconoscono e vengono chiamate diverse varietà sia a bacca bianca che a bacca rossa, caratterizzate dall’avere, come le pignole un grappolo molto compatto. Il nome deriva probabilmente dalla forma dialettale “grop” o “gropo”.
Già a metà dell’800 veniva indicato come vitigno molto diffuso nel territorio di Marostica e Bassano. Dato che i vitigni denominati Groppelli e le Pignole sono caratterizzati dalla grande compattezza del Grappolo, il Nome può essere entro certi limiti intercambiabile;
Il Groppello ha apice mediamente espanso di colore biancastro e con asse scuro. La foglia adulta è di media grandezza, rotondeggiante pentalobata con seno peziolare poco aperto.
Il Groppello di Breganze è mediamente vigoroso, equilibrato con vegetazione assurgente. Gli acini hanno maturazione un contenuto zuccherino abbastanza elevato buono anche il livello acidico.
E’ un vitigno rustico, poco sensibile alle malattie crittogamiche anche se a volte, a causa della compattezza del grappolo e se coltivato in ambiente poco ottimale può diventare sensibile alla botrite.

 

Cruajo

Per L’Acanti il Cruvajo coltivato sui colli vicentini “è una specie di Claret delicatissimo e gagliardissimo, benchè all’apparenza sembri leggierio e perciò si chiama ingannatore”.
La Gruaja ha germoglio espanso, di colore verde biancastro. La foglia è di media grandezza, pentagonale, tripentalobata, con lembo di colore verde non molto scuro, un po’ contorto; seno peziolare aperto, con base a V e con presenza spesso di un dente. Denti corti, poco evidenti a base larga; pagina inferiore lanuginosa; picciolo medio, di colore rosato. L’acino è arrotondato, di media grandezza, non uniforme e spesso presenta acinellatura verde da cui forse il nome. La buccia è di colore blu nero abbastanza spessa, con polpa molle di sapore semplice.
E’ un vitigno di media vigoria, scarsamente sensibile alle principali ampelopatie. E’ di produttività media e presenta fertilità delle gemme non elevata e scarsa fertilità basale.
Le uve hanno un elevata gradazione zuccherina e addirittura una maggior contenuto acidico.
Il vino che i ottiene dalla Guaja utilizzando la tradizionale vinificazione con macerazione non presenta particolari caratteristiche di pregio; molto interessante sembra invece l’ottenimento di un vino con la vinificazione in bianco delle uve.

Marzemina Bianca

Antichissimo vino che ha avuto molta più fortuna nel passato che attualmente.
La Marzemina bianca viene comunemente chiamata “Sciampagna” probabilmente per il tipo di vino che se ne ottiene, piacevole e frizzante.
La Marzemina Bianca era presente in tutti gli areali viticoli Veneti e non solo. Lo testimonia il fatto che si è trovata Marzemina Bainca in quasi tutte le aree viticole: nel trevigiano, nella Pianura veneziana, a Breganze, sui Colli Euganei.
La Marzemina Bianca ha germoglio ad apice di colore biancastro con orlo leggermente carminato. Le prime foglioline spiegate sono biancaste, le successive leggermente ramate. L’asse del germoglio con striature rossastre.
Il grappolo è di media grandezza allungato, cilindrico spesso alato, compatto, con peduncolo di media grandezza e non lignificato.
E’ un vitigno di media vigoria, con produzione regolare. Elevata gradazione zuccherina e buoni contenuti acidi delle bacche. Abbastanza rustico e poco sensibile alle principali ampelopatie. Nonostante il grappolo compatto, non è sensibile ai marciumi e si presta ottimamente all’appassimento.
Il vino ottenuto con Marzemina Bianca presenta una gradazione piuttosto alta, colorato e si presta alla produzione di vini mossi.

Pedevenda

Il grato Pedevendo secondo L’Acanti assieme ad altri nove vitigni meriterebbero d’essere commentati distintamente, essendo tutti squisiti segno questo che forse a quel tempo nel vicentino il pedevendo veniva mescolato con Peveriso, Peloso e gli altri che sono prodotti sui vaghi poggi di Salcedo, Barbarano, Sovizzo, Valdilonte e Angarano.
La Pedevenda ha germoglio con apice biancastro cotonoso anche le prime foglioline spiegate sono cotonose di colore verde giallastro.
La foglia adulta è di media grandezza, rotondeggiante, trilobata bollosa di colore verde chiaro. Il grappolo è di dimensioni da medie a grandi e varia. Piramidale alato mediamente compatto. L’acino è di media grandezza, rotondo di colore verde giallastro con buccia pruinosa, spessa. Il sapore acidulo leggermente aromatico.
Tutte le epoche fenologiche tranne la fioritura si svolgono in epoca tardiva. In zona è la prima a fiorire e l’ultima a maturare.
Vitigno di buona vigoria e di produzione abbondante e costante. E’ rustico, poco sensibile alle malattie ed in particoalre alla botrite per cui viene utilizzato, oltre che per la vinificazione delle uve allo stato fresco, anche per l’appassimento nella produzione del Torcolato di Breganze.
Il vino ottenuto presenta gradazione alcolica potenziale non superione agli 11.5 ° ed un’acidità molto elevata. Il vino se ottenuto con una parziale macerazione presenta una elevato contenuto di tannini.

Prosecco Lungo

Il zona tale vitigno è noto con il nome di Tocai Nostrano. La presenza di questo vitigno in zona assieme alla Bianchetta, Prosecco, Perera, Marzemina bianca è ulteriore dimostrazione della continuità in queste colline della viticoltura del trevigiano.
Il Prosecco Lungo è praticamente scomparso a causa della aleatorietà della produzione.
E’ un vitigno straordinariamente vigoroso e molto produttivo; rustico, è poco sensibile alle principali malattie e per questo viene spesso inserito tra le uve messe ad appassire per la produzione del vino DOC Torcolato.
Il prosecco Lungo non è un vitigno aromatico dato che l’analisi della componente aromatica sia in forma libera che glicosidica non ha dato valori apprezzabili.
I vini ottenuti mediante la vinificazione in bianco si presentano abbastanza colorati con intensità olfattiva elevata per sentori floreali ma, ma soprattutto vegetali nei quali si possono riconoscere la foglia di fico ed il vegetale fresco. Al gusto i vini sono aciduli ma non squilibrati con buona sapidità
Si pensa quindi che le uve Prosecco lungo siano adatte alla spumantizzazione ma anche mediante l’adozione di opportune tecniche alla produzione di vini tranquilli di buona struttura.

Senese

Ci sono notizie della Senese meglio conosciuta nel trevigiano come Bianchetta fina dal ‘600 dove è ancora attualmente coltivata. In altre parti del Veneto è conosciuta con il nome di Vernazina.
Ha germoglio con apice bianco e orli carminati, cotonoso; la foglia è di media grandezza, tondegginate trilobata con seno peziolare aperto con base a V. il lembo è leggermente a coppa, di colore verde chiaro, bolloso con denti ottusi, a base larga; la pagina inferiore è aracnoidea con nervature vellutate..
Il grappolo e di medie o piccole dimensione, piuttosto corto, tozzo, spesso con un ala piuttosto sviluppata, abbastanza compatto. Acino di medie dimensioni, subrotondo con buccia pruinosa, spessa, di colore giallo dorato con sfumature rosate. La polpa è molle, di sapore semplice, dolce.
La Bianchetta è un vitigno a germogliamento medio, ed in epoca medio avvengono anche le altre fasi fenologiche.
E’ un vitigno di media vigoria e di buona e costante produzione; abbastanza elevato sono i contenuti zuccherini ed acidi delle bacche. E’ abbastanza sensibile all’oidio e se coltivato in ambienti favorevoli alla crittogama anche alla botrite, ma in terreni ben esposti ed arieggiati le uve si mantengono in ottimo stato sanitario e si conservano a lungo sulla pianta.
Se vinificata in bianco si ottengono vini da consumare giovani che vengono apprezzati per la loro freschezza ed i loro profumi fruttati.

Perera

Le prime notizie di un vitigno con questo nome risalgono ai primi del novecento ma nella zona di Breganze, dove viene chiamata uva della Madonna è segnalata con questo nome fina dall’Acerbi nel 1825. Da controlli effettuati è emerso che si tratta di un vitigno omologo a quello coltivato nella zona del Cartizze.
Il germoglio della Perera è caratterizzato da una colorazione biancastra dell’apice, cui contrastano le foglioline di colore ramato intenso, lucide. La foglia è di media grandezza, rotondeggiante, trilobata di colore verde scuro con lembo molto spesso, poco bolloso, con seno peziolare aperto, con base a U, come aperti sono anche i seni laterali superiori. I denti sono medio corti, rettilinei, evidenti. La pagina inferiore ha le nervature vellutate e tra le nervature il tomento è lanuginoso.
Il grappolo è di media grandezza, piramidale, alato mediamente spargolo. L’acino medio grosso è rotondo di colore giallo. La buccia è spessa e la polpa leggermente consistente dal sapore aromatico. Medie le epoche di svolgimento delle fasi fenologiche.
E’ un vitigno mediamente vigoroso, di buona e costante produzione; abbastanza buoni i contenuti zuccherini ed acidi delle bacche.
Per i suoi contenuti in acidi le uve si prestano sia alla spumantizzazione che mediante l’adozione di opportune tecniche alla produzione di vini tanquilli.; tuttavia per le sue note aromatiche risulta essere un’interessante varietà da inserire nel taglio di altri vini in quanto apporta eleganti note floreali e fruttate che incrementano la complessità aromatica del vino.

Cavrara

Secondo qualche storico ( Marzotto 1925) la Cavrara è una delle varietà più antiche e nel tempo stesso più pregievoli viti del vicentino, per vigoria di vegetazione e per ottima qualità del suo vino, robusto, colorato, sapido, indicato per dar corpo ad altri vini deboli. Ve ne sono di due tipi; una dal picciolo rosso e l’altro dal picciolo verde, ma superiore per qualità e per fertilità è quella a picciolo rosso, che meriterebbe di essere coltivato e diffuso più di quanto non lo sia attualmente e conclude “La cavrara costituisce assieme alla Corbina alla Marzemina alla gatta e alla Negrara quel complesso di vitigni classici antichi che hanno predominio nel basso vicentino mantenendo in onore la rinomata rinomanza di questo tipo di vino saporito e di colore rosso brillante.
La Cavrara ha il germoglio di colore verde biancastro, lanuginoso, le foglie giovani sono di colore verde con zone leggermente ramate, con pagina inferiore lanuginosa o cotonosa.
La foglia è di medie dimensioni, pentagonale, pentolobata; il lembo è molto bolloso, di colore verde scuro, lucido, le nervature sono leggermente rossastre nelle vicinanze del seno peziolare. Il seno peziolare è poco aperto con base a V e spesso segue le nervature. I seni laterali superiori sono aperti con base a V. I denti sono medi, convessi, a base stretta; la pagina inferiore è aracnoideo lanuginosa, mentre la pagina superiore è glabra. Il picciolo è di media grandezza, rossastro.
Il Grappolo è di dimensioni medio grandi, allungato, di forma piramidale alato mediamente compatto, con peduncolo è di media lunghezza, parzialmente lignificato.
L’acino è medio grosso di forma ellittica con sezione circolare. La buccia di colore blu-nero molto pruinosa; il succo è incolore, di sapore acidulo: infatti a raccolta ha mediamente 18.5-9% di zuccheri Brix e oltre 7 di acidità totale.
Dalle uve della Cavrara si ottiene un vino dalla buona intensità colorante e dai bei riflessi violacei, dotato di una buon profumo di marasca, sentori di viola e note speziate; è un vino non eccessivamente acido, poco amaro, leggermente astringente e con un retrolfatto speziato.

Corbina

Antichissimo vitigno un tempo molto diffuso in tutte le aree viticole venete, da non confondersi con la Corvina coltivata nel veronese. La prima citazione di questo vitigno si ha nel seicento ad opera del trevisano Agostinetti.
Agli inizi dell’800 Acerbi descrive la Corbina di Breganze segnalando che “il vino di questa uva è molto colorito, buono al palato e si cangia difficilmente in aceto. Essa è buona da mangiare, ha la corteccia molto dura, e si conserva nel verno. Da un abbondante prodotto quasi in tutti gli anni e mai in terreni leggieri”.
Sotto il nome di Corbina, Corbera, Corbinona e Corbinella esistono nelle provincie di Vicenza, Padova e di Treviso parecchie varietà di viti e la “confusione” non si “limitava alle sole varietà di Corbine propriamente dette ad acini sferici o subovali ma vi erano coinvolti i tipi ben distinti delle corvine Veronesi ad acini ovali ellittici che il confondere le une con le altre facendo queste sinonimo di quelle, costituiva un errore madornale.
Nella descrizione ampelografica della Corbina Nostrana riportata nei vitigni ad uva da vino nel 1964 gli autori ricordano che questa varietà è ormai coltivata quasi esclusivamente nella provincia di Vicenza dove nel 1951 si erano prodotti 19.000 q.li di uva!
I vini che si ottengono dalle corbine, “con gli attuali metodi di vinificazione hanno molto corpo e materia colorante.
Il germoglio della Corbina è di colore biancastro, cotonoso; le prime foglioline aperte sono cotonose, di colore verde biancastro con sfumature ramate; le successive diventano lanuginose e di colore verde medio. L’asse del germoglio è violaceo.
La foglia è di media grandezza, pentagonale, trilobata con seno peziolare aperto, con base a V che spesso presenta un dente; i denti della fogli rettilinei e convessi. Pagina superiore di colore verde medio, mediamente bollosa, opaca; pagina inferiore lanuginosa. Picciolo di colore rossastro. In autunno si colorano di rosso carminio.
Il grappolo è medio, piramidale, alato mediamente spargolo, con peduncolo lignificato alla base. L’acino è medio rotondo, di grandezza uniforme con buccia di colore blu nero, pruinosa e succo leggermente colorato.
La Corbina ha germogliamento tardivo; fioritura media; invaiatura medio tardiva e raccolta media tardiva.
E’ un vitigno non molto vigoroso, con produzione non elevata in collina ma può diventare anche molto produttiva se coltivata in ambienti di pianura molto fertili. Predilige la potatura lunga.
Il vino alla degustazione si presenta con un’ottima intensità colorante e riflessi violacei, molto profumato soprattutto di viola, marasca e in misura minore di fragola. Scarso il descrittore vegetale nella norma quello speziato.

Negrara

Sotto il nome di Negrara, di Negrera, di Negretta, di Negruzzo, di Farinella… si comprendono varietà d’uve aventi buccia ricoperta di pruina ceregnola più o meno densa.
Il vicentino Acanti nel 1754 decanta il sanguifico Negraio de poggi di Montruio e di Mossano ed aggingie definendo il vino Negraio ottimo e sanissimo per lo stomaco.
L’Acerbi (1825) descrive una Negrara coltivata nel distretto di Schio “ad acini rotondi a grappolo spargolo del genere 5° a foglie quinque lobate. Da un vino di molto colore, di molta forza, di buon sapore e che resiste al caldo.
Le descrizioni storiche della Negrara sono comunque discordi per le caratteristiche di foglia, grappolo ed acino e nel 900 i diversi studiosi cercarono di classificarle in almeno una decina di Varietà. Negrara della Gambujana, Negrara Comune ( del Vicentino, Trentino, Veronese) Negrara femmina, Negrara friulana, Negrara dal picciolo duro, Negrara dal Picciolo Rosso, Negrara di Monte, Negrara Farinella, Negrara di gattinara, Negrara Modenese.

Dolcetta
Una Dolcetta è presente in mostra dei prodotti primitivi del suolo dell’Industria e belle arti al museo Civico di Vicenza il 25 Agosto 1855.
Nell’ampelografia della provincia di Treviso del 1870 viene descritta senza tavola fotografica una Dolcetta definita di antichissima coltivazione nella provincia e così descritta “foglia frastagliata con 3-5 lobi con grappolo lungo un po’ spargolo ed acini sferici nero scuro specificando che questa varietà delle uve Bassanese e Marzemina ricca di materia colorante povera di taratati e di tannino. La Dolcetta è stata trovata anche in qualche azienda di Breganze dove esiste ancora qualche vecchissimo ceppo.
La Dolcetta ha apice biancastro, con leggera carminatura agli orli; biancastre anche le prime due foglioline, mentre le successive presentano riflessi ramati. L’asse del germoglio è verde, ma leggermente ramato verso il sole.
La foglia giovane è di colore verde vivo, pentagonale, pentalobata, quasi intera. La foglia adulata è di media grandezza, pentagonale, pentalobata, di colore verde scuro, bollosa, con base delle nervature rosate. Seno peziolare poco aperto con base a V ed i seni laterali superiori sono aperti con base ad U; i denti sono evidenti, di forma rettilinea od anche un po’ uncinati con mucrone evidente, a base stretta. La pagina inferiore è leggermente tomentosa per la presenza di peli lunghi sulle nervature principali. Il picciolo è medio, di colore rosato.
Il grappolo è di dimensioni medio grandi (290-370 gr), allungato, piramidale, spargolo, con peduncolo di media lunghezza, non lignificato. L’acino è medio grosso, rotondo, con buccia spessa, di colore nero rosso, pruinosa e si stacca con facilità dal pedicello. La polpa è sciolata ed acidula. Di solito è presente un solo vinacciolo, abbastanza grosso.
La Dolcetta di Breganze presenta molte analogie con il vitigno piemontese Dolcetto.

*testo ed immagini tratte da:
“Mille anni di storia delle viticoltura e del territorio nella zona di Breganze”
 Ass. Culturale Gruppo ricerca storica Breganze – La Serenissima 2008