La Storia

“La nostra Storia”
Da ormai molti lustri  trascorriamo le serate, ed in qualche occasione le nottate, chiacchierando del mondo, immancabilmente accompagnati da un buon calice di Vino.
Alcuni anni fa, uno di noi, Raimondo, grande conoscitore di vini italiani ed esteri, decide di voler imparare a coltivare la vigna. Individua a Breganze, in un colle appena fuori dall’abitato del paese, un vecchio vigneto semi abbandonato. Il vigneto, molto vecchio, si estende per una superficie di poco inferiore all’ettaro. Necessita di importanti interventi sulle strutture di sostegno. Addirittura i rovi invadono gli spazi lasciati liberi nelle numerose fallanze di viti lungo i filari.  Un aspetto bizzarro inoltre è costituito dal fatto che il vigneto, è composto da numerose varietà, alcune perfino sconosciute, che mescolate all’interno dei filari costringerebbero ad una vendemmia laboriosa con l’ottenimento di un’inevitabile uvaggio affatto redditizio.
I più esperti di noi sconsigliano l’impresa. Tanto il lavoro necessario e quasi certo l’insuccesso del risultato, meglio forse cercare qualche altro impianto più moderno ed efficiente.

Raimondo, già infatuato dallo splendido luogo non accetta consigli razionali, battezza il vigneto “Vigna del Rocolo” ( per la presenza nelle adiacenze di un antico Roccolo) ed inizia, tra gli sberleffi di amici, colleghi e quasi di un intero paese, a dedicare ogni minuto del suo tempo libero al ripristino e alla coltivazione della Vigna del Rocolo.
Caparbio Raimondo, pota, dissoda, reimpianta, sfalcia, cima, cura amorevolmente ogni ceppo benchè sia vecchio, qualcuno improduttivo o quasi morente.
Nel corso della stagione emerge con forza l’enorme rusticità delle vigne coltivate. Sono piante vecchie ma forti, tenaci almeno quanto la volontà di Raimondo che decide di coltivarle rispettandole con interventi poco invasivi, e quanto più possibile tradizionali. Si conduce la vigna con metodo biologico, si usano materiali naturali anche nei legacci. Tanta dedizione e rispetto non possono che portare quella vecchia vigna a contraccambiare con una inaspettata premessa di produzione, che  seppure parca è già un segno di una straordinaria vitalità.

Durante i caldi sabati estivi non è raro che a mezzodì la Vigna del Rocolo diventi lo scenario di meravigliose e ristoratrici merende che Raimondo organizza noi amici. Bere vino alla Vigna del Rocolo, dopo un faticoso mattino di lavoro, tra i più cari amici diventa un piccolo momento di festa ed una grande esperienza di vita, tonificante, distensivo.

Alla vendemmia il sapore in bocca dell’uva, contro ogni previsione ripaga già del grande lavoro svolto,  L’aroma di alcune sconosciute varietà è una nuova e piacevolissima sorpresa per tutti noi.. Anche l’uva dei vecchi ceppi delle varietà note però, quali Vespaiola e Garganega, così ben colorate e concentrate nei profumi, riporta i più vecchi di noi, al ricordo dei profumi ed ai sapori di un tempo della loro gioventù.
La qualità dell’uva raccolta convince gli ultimi scettici sulla lungimiranza di aver salvagurdato quel vigneto ammutolendo definitivamente le risate ironiche del compaesani. Raimondo, ormai esaltato decide, benché privo di ogni mezzo, di non banalizzare l’uva raccolta all’ammassamento in cantina sociale ma di vinificare!
Nella primavera successiva, in una tiepida serata di Maggio sotto un portico di una antica casa rurale decidiamo, che anziché bere vini di altri sia giunto il momento di degustare insieme anche quelli che in modo amatoriale ognuno di noi vinifica a casa propria.

Alla vendemmia il sapore in bocca dell’uva, contro ogni previsione ripaga già del grande lavoro svolto,  L’aroma di alcune sconosciute varietà è una nuova e piacevolissima sorpresa per tutti noi.. Anche l’uva dei vecchi ceppi delle varietà note però, quali Vespaiola e Garganega, così ben colorate e concentrate nei profumi, riporta i più vecchi di noi, al ricordo dei profumi ed ai sapori di un tempo della loro gioventù.

La qualità dell’uva raccolta convince gli ultimi scettici sulla lungimiranza di aver salvagurdato quel vigneto ammutolendo definitivamente le risate ironiche del compaesani. Raimondo, ormai esaltato decide, benché privo di ogni mezzo, di non banalizzare l’uva raccolta all’ammassamento in cantina sociale ma di vinificare!

Nella primavera successiva, in una tiepida serata di Maggio sotto un portico di una antica casa rurale decidiamo, che anziché bere vini di altri sia giunto il momento di degustare insieme anche quelli che in modo amatoriale ognuno di noi vinifica a casa propria.

Così in una improvvisata e semiseria degustazione alla cieca ognuno di noi sottopone i propri vini al giudizio degli altri ed al contempo giudica gli altri vini.

Il passaparola porta al tavolo una ventina di degustatori ed oltre cinquanta vini da assaggiare: vini spumanti, bianchi, rossi, aromatici, secchi e dolci.

La qualità, la diversità e la genuinità dei vini bevuti stravolge lo spontaneo simposio.

Tra i vini rossi ne emerge uno: colore rubino intenso, consistenza invitante. Al naso sprigiona profumi intensi, originali, croccanti che invitano all’assaggio in bocca, dove il vino è pieno, di corpo, vibrante con morbidi e fitti tannini, più simili a nobili vini professionali che non a nostri ruvidi e squilibrati vini caserecci. La bontà è tale che più di qualcuno di noi pensa ad uno scherzo: si ipotizza che quella bottiglia coperta nasconda il vino di qualche famoso produttore. Si svela così la bottiglia e, con meraviglia e stupore abbiamo la sorpresa che quel sublime nettare di bacco che ci ha stravolto per bontà ed eleganza è  il vino ottenuto dall’uva mista della Vigna del Rocolo: Il Rosso del Rocolo dell’amico Raimondo!

Inizia così la storia dei CANEVISTI: un gruppo di amici, appassionati vignaioli, provetti vinificatori, saggi bevitori.

Evviva il Canevismo e la libertà!